NECESSITÀ DELL’ALPINISMO PER LA DIFESA DELLA MONTAGNA
Non importa quali montagne si salgono, se grandiose e inaccessibili, dove l’alpinismo corre sull’incerto confine tra la vita e la morte, o dolci e accoglienti dove il salire permette un intimo dialogo con se stessi e la natura. Ad ognuno la sua montagna, perchè il denominatore comune di ogni alpinismo è il salire e ciò che vale è volgersi verso l’alto. Ad ognuno saprà confidare il proprio inconoscibile segreto perché la voce della montagna è vento che freme tra le cime degli alberi e mugghia nei canaloni rocciosi, che mai si può afferrare e raccontare per intero. Così continuamente si è costretti a ritentare sempre daccapo ed ogni volta è sempre la prima volta perché la voce della montagna è un eco del suono originario che crea il mondo. Solo lì allora i nostri poveri cuori, oppressi dalle foschie delle città sarcofago di cemento e lamiera, possono anelare a trovare ristoro. La montagna selvaggia è oggi l’ultimo luogo dove è dato all’uomo di ritrovare se stesso e così gli altri. Per questo ogni alpinista, ad un certo punto del suo percorso ha capito che solo la tutela della montagna, l’opposizione contro la mercificazione del suo ambiente, l’opposizione alla sua banalizzazione è la vera impresa, la sola battaglia che conta. Solo la conservazione della sua "selvaggità" è ciò che da senso alle sue imprese alpinistiche, grandi o piccole che siano state. Riporto per tutti una recente affermazione di Reinhold Messner. Riguarda l’Himalaya, ma vale per tutte le montagne del mondo.
PERCHÈ SALIRE UNA MONTAGNA ?
Perché essa è lì prima che noi fossimo ed essa è lì anche quando di noi, dopo molti inverni, rimarrà solo qualche fioco ricordo nel cuore dei nostri cari. Averla salita è ciò che ci rende eterni, fino a quando le montagne esisteranno. Solo in montagna, almeno oggi, è dato all’uomo di perdersi e ritrovarsi. Ci si perde fisicamente, nei labirinti di roccia e di neve, nelle foreste indistinte per la nebbia, ma poi nel riprendere il nostro percorso ci si ritrova, ma diversi. Diverso è il nostro sguardo sul mondo, nuovo il nostro amore per il mondo. Può un bambino, quando il suo animo è ancora molle di speranza, diventare veramente uomo senza aver salito mai alcuna montagna? Mi domando quando sarebbe diversa la vita di ognuno il cui sguardo ogni mattina incontra all’orizzonte il profilo sempre diverso delle montagne, ora un cristallo che traluce nel cielo invernale, ora indistinta materia avvolta nelle sericee foschie delle sere estive, ora ferrigna e scura massa incombente nelle tempestose albe autunnali, senza quelle montagne. Condannati a non poter mai alzare lo sguardo in alto, sicuramente la vita si disperderebbe come sabbia errante.
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